Il socialismo e l’ uomo a Cuba – E. Guevara

La nuova società in formazione deve lottare molto duramente con il passato. Ciò si avverte non solo nella coscienza individuale, su cui pesano i residui di un’educazione orientata sistematicamente all’isolamento dell’individuo, ma anche per il carattere stesso di questo periodo di transizione, con il permanere di rapporti di mercato. La merce è la cellula economica della società capitalistica; finché esisterà, i suoi effetti si ripercuoteranno sull’organizzazione della produzione e conseguentemente sulla coscienza.
Nello schema di Marx il periodo di transizione era concepito come il risultato della trasformazione esplosiva del sistema capitalistico soffocato dalle proprie contraddizioni; successivamente, si è visto nella realtà come dall’albero imperialista potevano staccarsi alcuni paesi che rappresentavano i rami deboli; un fenomeno previsto da Lenin. In essi, il capitalismo si è sviluppato abbastanza da far sentire i propri effetti, in un modo o nell’altro, sul popolo; ma non sono le sue stesse contraddizioni che, esaurite tutte le possibilità, fanno saltare il sistema. La lotta di liberazione contro un oppressore straniero, la miseria provocata da avvenimenti esterni come la guerra — le cui conseguenze vengono fatte ricadere dalle classi privilegiate sugli sfruttati — i movimenti di liberazione destinati a rovesciare i regimi neocoloniali: questi sono i fattori scatenanti più comuni. L’azione cosciente fa il resto.
In questi paesi non si è ancora prodotta un’educazione completa nei confronti del lavoro sociale e la ricchezza è lungi dall’essere alla portata delle masse attraverso un semplice processo di appropriazione. Il sottosviluppo da un lato e l’abituale fuga di capitali verso i paesi «civilizzati» dall’altro, rendono impossibile un cambiamento rapido e indolore. Resta un lungo tratto da percorrere per la costruzione della base economica e la tentazione di seguire le strade battute dell’interesse materiale, come leva propulsiva per uno sviluppo accelerato, è notevole.
Si corre il pericolo che gli alberi impediscano di vedere il bosco. Rincorrendo l’illusione di realizzare il socialismo con l’aiuto delle armi spuntate che ci lascia in eredità il capitalismo (la merce come cellula economica, il profitto, l’interesse materiale individuale come leva, ecc.), si può imboccare un vicolo senza uscita. E vi si arriva dopo aver percorso un lungo tratto in cui le strade si incrociano più volte e dove è difficile capire il punto in cui si è sbagliato strada. Frattanto, la base economica adottata ha compiuto il suo lavoro di scavo sullo sviluppo della coscienza. Per costruire il comunismo, contemporaneamente alla base materiale, bisogna creare l’uomo nuovo.
Di qui la grande importanza di scegliere correttamente lo strumento per mobilitare le masse. Questo deve essere fondamentalmente di natura morale, pur senza trascurare un corretto utilizzo degli incentivi materiali, soprattutto di natura sociale.
Come ho già detto, nei momenti di grave pericolo è facile potenziare gli incentivi morali; per mantenere la loro efficacia è necessario sviluppare una coscienza in cui i valori acquistino nuove caratteristiche. La società nel suo insieme deve trasformarsi in una gigantesca scuola.
Le grandi linee di questo fenomeno sono simili al processo di formazione della coscienza capitalistica nella sua prima fase. Il capitalismo ricorre alla forza, ma educa anche la gente all’interno del sistema. La propaganda diretta viene realizzata da coloro che sono incaricati di spiegare l’ineluttabilità di un regime di classe, sia esso d’origine divina o imposto dalla natura come entità meccanica. Ciò placa le masse che si vedono oppresse da un male contro il quale non è possibile lottare. In seguito subentra la speranza e in questo si differenzia dai precedenti regimi di casta che non offrivano via d’uscita.
Per alcuni, tuttavia, continuerà a vigere la formula di casta: il premio a chi obbedisce consiste nell’arrivo — dopo la morte — in altri mondi meravigliosi dove i buoni vengono premiati, secondo quanto afferma la vecchia tradizione. Per altri, c’è la novità: la distinzione in classi è fatale, ma gli individui possono uscire da quella cui appartengono mediante il lavoro, l’iniziativa, ecc. Questo processo e quello di autoeducazione al successo devono essere profondamente ipocriti; sono la dimostrazione interessata del fatto che una menzogna è verità.
Nel nostro caso l’educazione diretta acquista un’importanza molto maggiore. La spiegazione è convincente perché è vera; non ha bisogno di sotterfugi. Si esercita attraverso l’apparato educativo dello Stato in funzione della cultura generale, tecnica e ideologica, attraverso organismi quali il ministero dell’educazione e l’apparato di propaganda del partito. L’educazione penetra tra le masse e il nuovo atteggiamento proposto tende a trasformarsi in abitudine; le masse lo vanno facendo proprio ed esercitano una pressione su coloro che non si sono ancora educati. Questa è la forma indiretta di educazione delle masse, potente tanto quanto l’altra.
Il processo, tuttavia, è cosciente: l’individuo riceve continuamente l’impatto del nuovo potere sociale e si rende conto di non essersi ancora completamente adeguato ad esso. Sotto la pressione prodotta dall’educazione indiretta, cerca di adattarsi a una situazione che ritiene giusta ed alla quale la sua mancanza di sviluppo gli ha impedito di adeguarsi finora. Si autoeduca.
In questa fase di costruzione del socialismo possiamo vedere l’uomo nuovo che sta nascendo. La sua immagine non è ancora definita; né potrebbe esserlo, giacché il processo marcia parallelo allo sviluppo di nuove forme economiche. Tralasciando coloro la cui mancata educazione li spinge verso un cammino solitario, verso l’autosoddisfacimento delle proprie ambizioni, ci sono altri che, all’interno di questo nuovo quadro di avanzamento collettivo, tendono a camminare isolati dalla massa che accompagnano. L’importante è che gli uomini vanno acquistando ogni giorno di più coscienza della necessità della propria integrazione nella società e, allo stesso tempo, della propria importanza come motori di essa.
Ormai non marciano più soli, per sentieri sperduti, verso brame lontane. Seguono la loro avanguardia, costituita dal partito, dagli operai più avanzati che camminano legati alle masse e in stretto collegamento con loro. Le avanguardie hanno lo sguardo rivolto al futuro e alla sua ricompensa, però questa non appare come qualcosa di individuale; il premio è la nuova società in cui gli uomini avranno caratteristiche diverse: è la società dell’uomo comunista.
La strada è lunga e piena di difficoltà. A volte, per avere smarrito la strada si deve retrocedere; altre volte, camminando troppo in fretta, ci separiamo dalle masse; in qualche caso, per troppa lentezza, sentiamo vicino il fiato di coloro che ci pestano i talloni. Nella nostra ambizione di rivoluzionari, cerchiamo di camminare il più velocemente possibile, aprendo nuove strade, ma sappiamo che dobbiamo trarre nutrimento dalle masse e che queste potranno avanzare più rapidamente solo se le’ stimoliamo con il nostro esempio.

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